Un romanzo che si svolge nei primi del ‘900, la storia di una donna che per il suo paesino è un simbolo, quella a cui tutte aspirano di somigliare. Enid Belfame è in assoluto l’esempio da seguire. quarantadue anni di cui ventidue passati da moglie esemplare di Dave, un pessimo individuo che non ha saputo gestire il patrimonio di famiglia e si è dato alla politica, restando nella mediocrità, un uomo che ama l’alcool più della moglie e che incarna il peggiore esempio di mediocrità del tempo. Enid è ormai arrivata al limite, non ne sopporta più la vista l’odore la vicinanza, ma il divorzio è escluso. Macchierebbe indelebilmente la sua immagine, l’alternativa gira gira, rimane solo una. L’omicidio. Oddio, non è che non si renda conto che non è una bellissima cosa, però se alternative non ce ne sono…
Il prosieguo del romanzo è deliziosamente orchestrato e riserva anche un bel colpo di scena finale, ma il bello sta decisamente nel mezzo. Come da copione ognuno troverà la sua chiave di lettura, io ci ho trovato un’autrice sopraffina, un linguaggio ironico ma non smaccatamente, piuttosto un’ironia sottotraccia, una descrizione precisa del vivere di quel tempo. Una critica velata, ma nemmeno tanto, al perbenismo che rendeva più accettabile un omicidio al divorzio. La conclusione come dicevo è un’ottimo colpo di scena, lo svolgimento perfetto e d’altra parte, l’autrice Gertrude Atherton, è stata assolutamente prolifica e di buon successo. Menzione d’onore quindi alla Casa editrice e alla sua direttrice Tiziana Prina che l’ha ripescata e tradotta. Un giallo perfetto da portarsi in vacanza, per chi ci andrà, o da leggere comodamente sulla sdraio per chi deve restare a casa. La soddisfazione è garantita.