Psychokiller – Roversi nella mente dell’assassino

Sono fra i fortunelli che grazie alla SEM e a Mangialibri (dove vi ricordo che trovate tanta tanta roba), lo hanno letto in anticipo, bè ragazzi, io un salto in libreria se fossi in voi lo farei. Roversi sa scrivere e sa inventare storie. Il romanzo scorre bene, si intersecano tre storie, una rapina senza morti e feriti, ma polposa assai, un serial killer che ammazza delle donne apparentemente accomunate solo dal fatto di essere sole in casa e di avergli aperto, e un assassino che dopo aver ammazzato le vittime, manda un video dell’omicidio al commissario Ruiz, che però non è della omicidi ma della antirapine. Non solo gli manda i video, ma li accompagna con un biglietto in cui lo sfida, lui personalmente non la polizia in generale, a prenderlo prima dell’omicidio successivo. Per quanto il commissario si sforzi non riesce a capire perché è il destinatario ma come si può immaginare, non tutti gli credono e comunque i sospetti non alleggeriscono un’atmosfera già di suo pesantuccia. Lo schema è veloce, i cambi di scena sono scanditi dalle location che aprono i paragrafi e contribuiscono a rendere la sensazione di velocità, come se ci spostassimo in città in tempo reale. Verso la fine, la corsa del lettore diventa impossibile da frenare, fino al colpo di scena nel colpo di scena che chiude il romanzo. Bello il personaggio della profiler, che nei desideri dell’autore potrebbe tornare, essendo la vera protagonista (non appartiene alla questura ma all’UACV). Non ci trovate l’ironia e i tratti scanzonati di Radeschi, ma un thriller come dio comanda. Io ho avuto l’impressione che Roversi si sia divertito parecchio a scriverlo e sono sicura che si divertirà molto anche chi decide di leggerlo.

Autore: coleichelegge

Innamorata perennemente incazzata politicamente scorretta inesorabilmente libera

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